Io – le nuvole – arte
Commento di Paolo Massei, scultore.
Sogna Giorgio; se è questo che il tuo cuore desidera, sogna.
Frederic Gaussen “Simbolo dell’avventura individuale”, afferma che spesso il sogno in noi è così profondamente collocato nell’intimità da sfuggire perfino al controllo del suo creatore. Per Freud, il sogno è la via maestra per giungere alla conoscenza della propria anima, mentre per Jung i sogni sono anticipazioni della realtà.
Ho scomodato Gaussen, Freud e Jung, perché conosco Giorgio Bronco e la sua ricerca nell’arte, avendolo, oltre che come amico, avuto come allievo. Così, mi accingo a scrivere per lui, conoscendo il contesto in cui egli opera, la sua storia, la sua coscienza di uomo, e il suo personalissimo essere sognatore, ricordandogli però, che se il sogno ci conduce alla soglia dei nostri desideri, poi tale possibilità si realizza solo se si ha il coraggio di varcare quella soglia.
Conosco la scultura, essendo io stesso uno scultore, e so bene quanto Giorgio dal sogno debba poi passare alla fase realistica. Costruire una scultura non è l’improvvisazione di un attimo, ma un lungo tormento che si sviluppa attraverso innumerevoli disegni, studi e prove, per carpirne la struttura, prima di arrivare al bozzetto. Così come non si può immaginare lo scultore Bronco al lavoro con una forzatura determinata dalla fretta, nè dall’improvvisazione di una moda.
Non è stato infatti un caso se dal sogno iniziale e dopo un lungo e preciso percorso, Giorgio è passato da opere come “Genesi Singola Dualità” ad opere come “Fonte di Vita” o “Incompleta, Incompiuto”. Opere queste ultime, che testimoniano il suo approdo nel porto dell’arte, dopo aver navigato a lungo come un moderno Ulisse nel magma iniziale della creatività.
Pochi giorni fa ho visitato la sua mostra “Allegorie fra le nuvole” a Corciano, a cura di Andrea Baffoni, una collettiva di tre artisti in cui egli ha esposto un excursus del suo lavoro nel tempo. Mi ha favorevolmente colpito come egli sia passato dalle opere iniziali, in cui aveva bisogno dell’elemento narrazione, dove l’opera era racchiusa all’interno di una spazialità quasi sempre orizzontale, alla scultura “Saltatore di sogni”, privilegiando, così la verticalità, portandola quasi all’estremo, con la scultura che diventa segno, con cui egli ci obbliga a guardare in alto verso quel cielo in cui ricerca le forme (nuvole) che utilizza per realizzare i suoi sogni.
Il nostro Giorgio, anche se forse non se ne è ancora reso conto, ha operato il passaggio della materia, da uno stato all’altro, oltrepassando quel fuoco iniziale del fabbro a scultore, e sono certo che presto ci donerà nuove sorprese. Perciò sogna Giorgio, amico e scultore di sogni, di ferro, di fuoco, di aria e di suoni, dove riecheggia, giungendo fino a noi, l’eco della tua libertà attraverso le tue opere.